Ipsa conteret

Ipsa conteret

Cari fratelli, permettetemi quest’oggi un pubblico omaggio all’Immacolata: la difesa apologetica del versetto Ipsa conteret caput tuum (Gen 3, 15). Questo versetto è la prima e principale prova scritturistica portata dal Beato Pio IX a suffragio della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima.

Oggi purtroppo l’esegesi razionalista sminusice il profondo significato mariano del versetto, riferendolo solo a Gesù Cristo – i soliti devoti scrupolosi – e/o riducendone il valore profetico soprannaturale.

Invece è ragionevole, pio e scientificamente corretto opinare che l’Autore del testo biblico, mosso dallo Spirito Santo, volesse già prefigurare la Madonna Santissima.

Dividerò l’esposizione in 4 parti:

1) Il cuore delle definizione dogmatica e la presentazione di Gen 3,15 come prova teologica.

2) Spiegazione del testo.

3) Attualizzazione del testo biblico ai tempi presenti mediante alcuni pensieri di San Luigi M. Grignion de Montfort.

4) Note filologiche per chi volesse approfondire l’argomento e per parare le facili accuse di esegesi spiritualista non scientifica.

Chi è la Donna di Gen 3,15 e chi è che schiaccia la testa al serpente?

I.Il cuore delle definizione dogmatica

Pio IX

Ineffabilis Deus

8-12-1854

“…per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli.

Se qualcuno dunque avrà la presunzione di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!), sappia con certezza di aver pronunciato la propria condanna, di aver subito il naufragio nella fede, di essersi separato dall’unità della Chiesa, e, se avrà osato rendere pubblico, a parole o per iscritto o in qualunque altro modo, ciò che pensa, sappia di essere incorso, ipso facto, nelle pene comminate dal Diritto.

In verità, i Padri e gli scrittori ecclesiastici, ammaestrati dalle parole divine – nei libri elaborati con cura per spiegare la Scrittura, per difendere i dogmi e per istruire i fedeli – non trovarono niente di più meritevole di attenzione del celebrare ed esaltare, nei modi più diversi ed ammirevoli, l’eccelsa santità, la dignità e l’immunità della Vergine da ogni macchia di peccato e la sua vittoria sul terribile nemico del genere umano. Per tale motivo, mentre commentavano le parole con le quali Dio, fin dalle origini del mondo, annunciando i rimedi della sua misericordia approntati per la rigenerazione degli uomini, rintuzzò l’audacia del serpente ingannatore e rialzò mirabilmente le speranze del genere umano: “Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua stirpe“, essi insegnarono che con questa divina profezia fu chiaramente e apertamente indicato il misericordioso Redentore del genere umano, cioè il Figliuolo Unigenito di Dio, Gesù Cristo; fu anche designata la sua beatissima Madre, la Vergine Maria, e, nello stesso tempo, fu nettamente espressa l’inimicizia dell’uno e dell’altra contro il demonio. Ne conseguì che, come Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, assunta la natura umana, annientò il decreto di condanna esistente contro di noi, inchiodandolo da trionfatore sulla Croce, così la santissima Vergine, unita con Lui da un legame strettissimo ed indissolubile, poté esprimere, con Lui e per mezzo di Lui, un’eterna inimicizia contro il velenoso serpente e, riportando nei suoi confronti una nettissima vittoria, gli schiacciò la testa con il suo piede immacolato.

II. Spiegazione del testo biblico.

(Gen 3,15) “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.

Possiamo dividere il testo in tre parti:

(3,15a) Io porrò inimicizia tra te e la donna,

(3,15b) tra la tua stirpe e la sua stirpe:

(3,15c) questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.

Chi sono i personaggi?

1) (3,15a) “te e la donna”.

a) il “te” è riferito al serpente, quindi si tratta del diavolo.

b) la Donna.

Vediamo ora chi è questa Donna:

Si tratta di Eva?

No. Non può essere solo Eva, in quanto si tratta di una inimicizia perpetua. Il diavolo vive sempre, Eva sarebbe morta, anche ammessa una lunga vita. Non si tratta evidentemente di una inimicizia destinata a durare quanto la vita di Eva, ma è un’inimicizia che va oltre Eva.

Si tratta di Eva in quanto capostipite dell’umanità in generale?

No. Non può essere Eva considerata come capostipite dell’umanità in generale; infatti, in seguito, si parla di lotta tra la “discendenza-stirpe della donna” e “discendenza-stirpe del serpente”. Il serpente non ha discendenza carnale; i suoi discendenti sono la famiglia di uomini che gli danno retta: ora anche i malvagi hanno Eva come madre carnale; e i figli di Eva (intesi in quanto “uomini”) comprendono i figli della Donna e i figli del diavolo. (cf 1 Gv 3,8; Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio).

Chi è dunque la Donna? Non può essere altro che la “capostipite di una discendenza spirituale”.

L’analogia della fede ci fa capire che si tratta di Maria, quella Donna a cui verrà detto “Donna ecco tuo Figlio” e di cui al discepolo verrà detto “ecco tua madre”).

Vediamo ora la seconda parte del versetto: le due stirpi.

2) (3,15b) “tra la tua stirpe e la sua stirpe”:

Si tratta di due discendenze spirituali: quali sono? I santi, figli di Maria, e i reprobi, che hanno per padre il diavolo; non è difficile trovare nella Bibbia gli argomenti per questa interpretazione:

(Gv 8,44) “… voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro”.

(1 Gv 3,8) “Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio”.

(Ap 12,17) “Allora il drago si infuriò contro la Donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù”.

Vediamo ora l’ostilità perpetua delle due stirpi:

3) (3,15c) “questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.

Chi è il soggetto di “schiaccerà”?

Porrò in calce a questo scritto una piccola memoria grammaticale, per i più esperti nelle lingue bibliche, la quale mostra che i testi scritturistici più antichi non sono univoci per quanto riguarda il soggetto di “schiaccerà”: la plurivalenza grammaticale e testuale, il contesto prossimo, l’analogia della fede ci dicono che il soggetto di “schiaccerà” è, nel contempo e a diversi livelli, Gesù, Maria e la Chiesa:

1) Gesù in quanto “il discendente”, radice e causa prima della Vittoria; discendente di Eva – partecipe quindi della natura umana per mezzo della quale ha vinto – e figlio di Maria, madre di tutte le membra di Cristo che costituiscono così una discendenza spirituale.

2) Maria, Madre di Colui dal quale ha ricevuto il potere di vincere anch’essa, e che, avendo generato il vincitore, è Causa della vittoria.

3) Il vero Isarele, ovvero la Chiesa, la stirpe di Maria.

Cristo ha vinto il serpente e in lui siamo “più che vincitori” (cf Rom 8,27) E tra i “più che vincitori” eccelle Maria “più che Vincitrice”, perché il vincitore è Sua discendenza: Maria è la Madre della Vittoria.

III. Attualizzazione ai tempi presenti mediante alcuni testi di San Luigi M. Grignion de Montfort.

(Preghiera infuocata, § 13) È vero, gran Dio! Come tu hai predetto, il demonio tenderà grandi insidie al calcagno di questa misteriosa donna, cioè alla piccola compagnia dei suoi figli, che verranno sul finire del mondo. Ci saranno grandi inimicizie fra questa stirpe benedetta di Maria e la razza maledetta di Satana; ma si tratterà di inimicizia totalmente divina, l’unica di cui tu sei l’autore. Le lotte e persecuzioni che la progenie di Belial muoverà ai discendenti di tua Madre, serviranno solo a far meglio risaltare quanto efficace sia la tua grazia, coraggiosa la loro virtù e potente tua Madre. A lei infatti hai affidato fin dall’inizio del mondo l’incarico di schiacciare con il calcagno e l’umile cuore la testa di quell’orgoglioso.

(Vera devozione, § 52) Dio ha fatto e preparato una sola ma irriconciliabile inimicizia, che durerà ed anzi crescerà sino alla fine: l’inimicizia tra Maria, sua degna Madre, e il diavolo, tra i figli e servi della Vergine santa e i figli e seguaci di Lucifero. Pertanto la nemica più terribile del diavolo che Dio abbia mai creata, è Maria, sua santa Madre. Fin dal paradiso terrestre – quantunque ella non fosse ancora che nella sua mente – il Signore le ispirò tanto odio contro quel maledetto nemico di Dio, e le diede tanta abilità per scoprire la malizia di quell’antico serpente, tanta forza per vincere, abbattere e schiacciare quell’empio orgoglioso, che il demonio la teme, non solo più di tutti gli angeli e gli uomini, ma, in certo qual senso, più di Dio stesso. Non già perché l’ira, l’odio e il potere di Dio non siano infinitamente maggiori di quelli della Vergine Maria, le cui perfezioni sono limitate, ma:

l ) perché Satana, che è superbo, soffre infinitamente più d’essere vinto e punito da una piccola ed umile serva di Dio e l’umiltà della Vergine lo umilia più che la divina onnipotenza;

2) perché Dio ha dato a Maria un potere così grande contro i demoni, che questi molte volte furono costretti a confessare, controvoglia, per bocca degli ossessi, di temere uno solo dei suoi sospiri per qualche anima, più delle preghiere di tutti i Santi, e una sola delle sue minacce contro di essi, più di tutti gli altri loro tormenti.

(Vera devozione, § 53) Ciò che Lucifero ha perduto con l’orgoglio, Maria l’ha conquistato con l’umiltà. Ciò che Eva ha dannato e perduto con la disobbedienza, Maria l’ha salvato con l’obbedienza. Eva, obbedendo al serpente, ha rovinato con se tutti i suoi figli, che abbandonò in potere del demonio. Maria, rimanendo perfettamente fedele a Dio, ha salvato con sé tutti i suoi figli e servi, che consacrò alla sua Maestà.

(Vera devozione, § 54) Ma il potere di Maria su tutti i demoni risplenderà in modo particolare negli ultimi tempi, quando Satana insidierà il suo calcagno, cioè i suoi poveri schiavi e umili figli che lei susciterà per muovergli guerra. Questi saranno piccoli e poveri secondo il mondo, infimi davanti a tutti come il calcagno, calpestati e maltrattati come il calcagno lo è in confronto alle altre membra del corpo. In cambio saranno ricchi di grazia divina, che Maria comunicherà loro in abbondanza, grandi ed elevati in santità davanti a Dio, superiori ad ogni creatura per lo zelo coraggioso, e cosi fortemente sostenuti dall’aiuto di Dio, che con l’umiltà del loro calcagno, uniti a Maria, schiacceranno il capo del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo.

IV. Alcune note filologiche su Gen 3,15 c:

Non si conosce la lettura ebraica esatta di Gen 3,15 c, giacché anche se la grafia potrebbe essere quella del pronome maschile o neutro הוּא (hûʾ) (quindi non solo maschile), il testo potrebbe corrispondere anche al femminile הִיא (hiʾ), a causa di una peculiarità del pentateuco ebraico per cui, anche se è scritta la III persona maschile o neutra, si potrebbe leggere al femminile: questa particolarità è dovuta alla regola del qere perpetuum (una complicazione circa la lettura del testo ebraico, precisamente delle regole del qere-ketib).

Fatta questa premessa abbiamo la seguente quadruplice possibilità di lettura di Gen 3,15c:

1) Ebraico (T.M.): הוּא יְשׁוּפְךָ֣ רֹ֔אשׁ (hûʾ yᵉšûp̱ᵉḵā rōʾš) egli/esso ti schiaccerà il capo (il pronome-maschile neutro potrebbe comprendere l’ampio spettro di traduzione Egli – il Messia – la discendenza in generale, la donna e la discendenza insieme).

2) Greco (LXX): αὐτός σου τηρήσει κεφαλήν (autos sou tērēsei kephalēn) Egli stesso (autòs) ti schiaccerà il capo (il Messia, il discendente della donna), con remote possibilità di un letteralismo estremo: i traduttori della LXX avrebbero in questo caso usato il pronome maschile perché “discendenza, stirpe, seme” (zerꜥah ) in ebraico è maschile: allora anche egli stesso della LXX intenderebbe un collettivo, “la discendenza”.

Perché la LXX verte al maschile e non al neutro? Perché il neutro greco è diverso dal neutro ebraico (non ha la stessa comprensione): il neutro greco non sarebbe adatto ad includere anche il Messia, un Discendente in particolare: il maschile greco è però meno adatto ad includere la donna e la discendenza collettiva. Ma si sa, quando c’è da tradurre, ci sono sempre delle perdite di significato; ed è questo il motivo per cui è utile leggere la Bibbia nelle lingue originali.

3) Varie versioni latine e la Vulgata: “ipsa conteret caput tuum” = ella stessa ti schiaccerà il capo; questa traduzione è giustificata:

*dalla possibile lettura ebraica di hi (= egli stesso – pronome III sing maschile-neutro) come hi (= ella femminile)

*dall’oggettiva unità tra la donna e la stirpe

*dall’oggettivo coinvolgimento della donna nell’inimicizia.

4) Targum ps.Jonatan (aramaico): “E porrò inimicizia tra te e la donna, e tra i discendenti dei tuoi figli e i discendenti dei suoi figli. E quando i figli della donna osserveranno i comandamenti della Torah, si volteranno e ti colpiranno sulla testa, ma quando abbandoneranno i comandamenti della Torah, tu ti volterai e li morderai sui talloni. Per loro ci sarà la guarigione, per voi no”. Il pronome hu egli è considerato come un collettivo: il popolo d’Israele che osserva i comandamenti.

Si vede già come tutte queste letture non sono esclusive l’una dell’altra, ma accentuano ora l’uno o l’altro aspetto del significato globale.

Chi dunque schiaccia la testa al serpente? Non si può separare Gesù Cristo da Maria!

Ave Maria!


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