Gentilissimo Dott. Cionci,
Ho letto la sua risposta ad un mio scritto in cui ho cercato di spiegare, in modo semplice, come le teorie del “Codice Ratzinger”, del “Messaggio in bottiglia”, e le altre teorie secondo le quali il vero ed unico Papa sarebbe ancora Benedetto XVI, sono prive di fondamento: e sono pure dannose, perché distolgono o buoni cristiani dal fare quel che invece bisogna oggi doverosamente compiere.
La ringrazio perché ha osservato come, pur cercando io di confutarLa con decisione, ho mantenuto un doveroso rispetto per la Sua persona (pur senza tante manfrine pseudo-ecumeniche). Le assicuro anche un ricordo nella S. Messa, perché possa progredire nella conoscenza della verità e del santo amor di Dio.
Lei mi rimprovera di non aver esaminato tutti i Suoi scritti, ma di avere “considerato solo pochi articoli, qua e là”.
Innanzi tutto, Le dico che quanto pubblicato su Messainlatino.it è preso da una breve nota sul mio profilo di Facebook, nota pensata come una risposta semplice e sintetica a tanti fedeli che mi chiedevano lumi sulla questione. La nota non è nata né come una risposta diretta a Lei (benché non La snobbi assolutamente), né come un articolo scientifico.
Ma il motivo principale della brevità della risposta è, che quando faccio la doccia, al termine, chiudo il rubinetto e non cerco di mettere un dito in ogni buco del soffione. Per cui – benché non mi sia dedicato a leggere la Sua opera omnia – ho cercato di portare due argomenti decisivi, che fanno crollare tutte le Sue conclusioni, le quali – a mio avviso – peccano per essere più ampie delle premesse.
E ribadisco i due argomenti.
I) 1.300.000.000 di cattolici non possono sbagliarsi su chi è il Papa. Il Pontefice è il primum movens della propositio ecclesiae: Non esiste una fede che non sia proposta a credere dalla Chiesa e quindi dal Romano Pontefice: se 1.3000.000 di cattolici, che vogliono credere a ciò che Dio ci ha rivelato e la Chiesa ci propone a credere, guardassero a un punto di riferimento sbagliato, non potrebbero credere: sarebbe impossibile l’atto di fede.
Tra questi 1.300.000.000 ci sono dei santi, dei martiri, tanti buoni fedeli, il cui sensus fidei non può complessivamente ingannarsi.
Se ci fosse un errore sull’identità Papa, sarebbe impossibile Credere Deo (cf Summa Theologiae, IIª-IIae q. 2 a. 2), cioè credere non perché scegliamo noi gli articoli a cui credere, ma perché ci sono proposti come un dono dall’alto (cf, Gc 1,17). E se lo strumento di detto dono è fallace, vien a essere minato lo stesso atto di fede.
Sarebbe pure impossibile Credere Deum, perché anche l’oggetto materiale della fede sarebbe imprecisato, e la Tradizione sarebbe ridotta a un libro, vuoi il Denzinger, vuoi il Catechismo della Chiesa Cattolica, da interpretare ciascuno come può. Verrebbe a cadere la possibilità del Magistero vivo, cioè una propositio qui e ora, a cui si deve una risposta qui e ora, qual è l’assenso proprio dell’atto di fede.
II) Benedetto XVI non può incappare nel peccato di simulare e mentire in vista di un bene.
Non ho preso in esame l’ipotesi della menzogna nell’atto di rinuncia (ancorché sarebbe un argomento a mio favore, ma ci sarebbe voluta una risposta troppo lunga ed elaborata, rispetto al proposito iniziale della mia nota), ma nel fatto che Benedetto XVI abbia concelebrato con Francesco, e che lo abbia chiamato “Santità”.
Lei mi ha obiettato: “…il fatto che abbia concelebrato con una miriade di vescovi legittimi e uno infedele usurpatore ha fatto sì che lui stesso rendesse la messa “lecita””.
Lei mi evade il nocciolo della questione: quella Messa è stata una cum Papa Francesco, come ha detto il primo concelebrante, e come tutti gli altri concelebranti hanno creduto. In quel momento forse che Benedetto XVI avrebbe, che so, incrociato le dita, simulando quindi un atto di culto esternamente in un modo, e compiendolo in interiore in un altro? Non solo sarebbe stata una bugia, far credere a tutti che ha concelebrato una cum, ma anche un sacrilegio.
Perché tanti martiri cristiani sono morti per non aver voluto sacrificare agli idoli? Sarebbe bastato offrire l’incenso, e dire tra sé: “Ciò che faccio esteriormente non corrisponde al vero”. Ma ciò non è lecito, perché non si può mentire in cose sacre, e non si può comunicare in sacris con un usurpatore. E se io celebro una cum, è perché credo che Francesco non è un usurpatore.
Lei ha scritto: “…se egli chiama il suo persecutore con un titolo che questi si è auto attribuito (Santo Padre) non è né sacrilegio, né atto immorale e non cambia di una virgola la realtà canonica”.
Tutto questo sarebbe invece gravemente immorale, perché sarebbe un pubblico riconoscimento di un titolo ritenuto interiormente usurpato, riconoscimento che trarrebbe in inganno milioni di persone che hanno visto quel video. Sarebbe una falsa attribuzione, atto in sé gravemente immorale.
Benedetto avrebbe mancato anche al dovere di confermare i fratelli nella fede: un Papa è lì per chiarire i dubbi, non per crearli.
Lei, inoltre, ha portato l’argomento che in passato ci sono stati diversi antipapi; rispondo che nego paritatem, perché gli antipapi rivendicavano di essere i veri papi, e non strizzavano l’occhiolino, riconoscendo il papa legittimo e poi, quasi esotericamente, per chi avrebbe potuto intendere, additavano loro stessi.
Concludo con una precisazione: Lei ha scritto che la mia persona “da diversi anni si batte pubblicamente contro le deviazioni bergogliane”. La correggo: da cinquant’anni mi batto contro ogni modernismo, già dai tempi del referendum sul divorzio, contro i “Cattolici per il no” (Bausola, Carretto & C.), a Bologna contro i cosiddetti Cristiani per il Socialismo, contro l’Avvenire d’Italia diretto da Raniero La Valle, contro la volontà di impoverire la Chiesa, propria del dossettismo, contro il metodo della cosiddetta Officina bolognese (Alberigo e successori), contro i ribelli ad Humane vite, contro i cinque democristiani che firmarono la legge 194, fino ai negatori di Veritatis Splendor e Familiaris Consortio, e contro i protettori degli omoeretici e delle lobby gay : Lei si può immaginare il prezzo pagato per tutto questo.
E prima ancora, da chierichetto di sette otto anni, mi arrabbiavo già quando mi fecero dire “a Dio che allieta la mia giovinezza”, al posto di “qui laetificat iuventutem meam” (erano gli esperimenti che nella diocesi di Bologna, guidata da Lercaro, si facevano ben prima della riforma)
Nella buona battaglia, per grazia, non sono un operaio dell’ultima ora.
Ma nei confronti di Francesco, ho mantenuto il metodo dei dubia, insegnatomi dal Card. Caffarra (con cui ho avuto lunghe conversazioni sull’attuale pontificato e la crisi nella Chiesa). Il metodo dei dubia consiste di non porsi alla pari con il Romano Pontefice, ma nel fare domande: Signora Maestra, non ho capito come la sua affermazione non contraddica quanto fa parte delle fede cattolica, sottoponendo sempre ogni singola mia affermazione al giudizio della Chiesa stessa. E più mi sembra che il Papa la combini grossa, più prego per Lui.
Con Lei e con tanti condivido il pensiero che la crisi nella Chiesa sia oggi misteriosa, e che corrisponda al nucleo principale della terza parte del segreto di Fatima: la Madonna ha mostrato ai Pastorelli tre inferni: l’inferno dei singoli (dovuto, per la maggioranza dei dannati, ai peccati della carne), l’inferno delle nazioni (il comunismo), l’inferno della Chiesa, l’attuale crisi, quanto di peggio si possa immaginare, fatte sempre salve le promesse di Gesù “Non praevalebunt”.
Ma per uscire da questa crisi non possiamo escogitare soluzioni intellettualmente comode, un modernismo di segno contrario piuttosto che il contrario del modernismo.
Non credo di averLa convinta, ma, ugualmente, La benedico di cuore.